Story

1890: Antonio era un sarto ambulante …
Antonio era un sarto ambulante, come usava a quei tempi girava di aia in aia per rifare il guardaroba a tutte le famiglie.
Utilizzando macchine da cucire che ogni famiglia possedeva, riadattava capi già esistenti , oppure ricavava da vecchie lenzuola , coperte e mantelli militari; camicie, pantaloni, cappotti , grembiuli x bambini ecc. , in cambio di vitto , alloggio e cibarie da portare alla propria famiglia.
1923: il primogenito Giuseppe …
il primogenito Giuseppe dopo aver appreso “l’arte dal maestro” (terminologia di quei tempi) creò una piccola sartoria in casa propria dove insieme a suo padre realizzavano capi maschili su misura, prendevano le misure fisiche sul cliente, con un gesso disegnavano il tracciato ed il contorno del modello; un prezioso libro li aiutava ad eseguire quelle correzioni sul capo necessarie a nascondere i difetti fisici dei clienti.
Tagliavano ed imbastivano il capo per una prima prova che serviva a definire le proporzioni.
Successivamente si cuciva con una Singer a pedali solo i tagli perimetrali , si procedeva poi con ago , filo, e ditale fino al termine (in questa fase anche le mogli venivano coinvolte).
Lo stiro del capo veniva effettuato mediante un ferro rudimentale alimentato a carbone (utilizzato fino a fine anni 50).

Durante la seconda guerra …
Durante la seconda guerra mondiale la famiglia si trasferì a Tripoli (colonia Italiana).
Giuseppe, insieme ad un altro italiano conosciuto sul luogo, aprì una piccola Atelier nel centro città allo scopo di servire un su misura di qualità utilizzando solo tessuti Italiani ad una clientela selezionata.
Successivamente, dopo la fine della guerra , con l’arrivo degli Americani e Inglesi , Giuseppe apprese la conoscenza dell’abbigliamento in serie , capì l’importanza di vestire più persone con lo studio e lo sviluppo delle taglie.
Decise quindi, prendendo spunto da Ackermann, di proseguire da solo ampliando l’attività. Acquistò una rarissima macchina Tedesca (Strobel) per l’intelatura delle giacche , velocizzando tutte le operazioni, ma non rinunciò al su misura , anzi lo ampliò con l’abito da sera (articolo molto richiesto dalla clientela Americana), smoking, frak, taith) .

1956: Giuseppe rientra in Italia …
Causa disordini politici interni, Giuseppe e la sua famiglia furono costretti a rientrare in Italia.
Inizialmente non fu facile per Giuseppe, incontrò molte difficoltà nel reperire clienti nuovi, in Italia c’era meno richiesta.
Dopo qualche anno allestì un laboratorio di confezioni, intraprese una collaborazione con una grossa società di Milano che, credendo nel suo potenziale lo spronava a sviluppare ulteriormente la sua attività.
Giuseppe non amava il rischio e preferì rinunciare.
Questa decisione non fu condivisa dal figlio Vittorio, il quale suo malgrado preferì abbandonare lavorativamente il padre, per iniziare un proprio percorso professionale.

Gli anni ’70: Vittorio entrò in un’industria …
Vittorio entrò in un’industria d’abbigliamento femminile come responsabile di produzione, questa prima esperienza si rivelò piena di gratificazione personale e professionale, in quanto le competenze tecniche maturate con il padre unite ad una visione più moderna per l’epoca, l’organizzazione e la gestione di catene di linea con tempi bilanciati diedero risultati tangibili sia in termini di qualità che di efficienza.
Iniziò quindi un lungo periodo di successi professionali con proposte di collaborazione da numerose aziende e marchi importanti, ed a soli trent’anni ottenne la dirigenza.

Anni ’80/90: i figli di Vittorio …
I suoi figli scelsero liberamente d’iniziare la professione del padre, entrando nelle aziende che lui dirigeva per apprendere tutte le nozioni tecniche e pratiche, contemporaneamente frequentarono anche un prestigioso istituto della moda per completare la loro formazione.




1995: nasce Corporate
Vittorio, ritenendo completato l’iter formativo dei propri figli, si decise a realizzare il suo sogno, fondare la propria azienda nella sua città.
La CORPORATE.
DARIO NASUTI
Dario Nasuti, Inizia la sua carriera nel mondo della moda nel 1993, come modellista e prototipista, frequentando contemporaneamente un prestigioso istituto di moda Milanese.Negli anni collabora con brand, fra i quali: R. Cappucci, G. Franco Ferrè, Fendi, Donna Karan, Vivienne Westwood, Wunderkind ed altri.
Dario in quegli anni, acquisisce esperienze nel campo della gestione delle licenze, partendo dalla progettazione fino alla vendita e consegna del prodotto finito a tutti i clienti nel mondo. Fra il 2010 e il 2019, poco prima di intraprendere un nuovo percorso come artista e designer, ha ricoperto il ruolo di Amministratore delegato Onward luxury group, nota multinazionale Giapponese proprietaria e licenziataria di marchi di lusso; Jil Sander, Marc Jacobs , Helmut Lang, Hussein Chalayan, Antonio Berardi, Rochas ed altri.
Nato e cresciuto nel mondo dell’arte e del fashion, in un atmosfera che ha sollecitato la sua fantasia e gli ha concesso di sviluppare una fervida creatività e abilità pratica.
Infatti, egli ha sempre composto, scomposto e creato oggetti d’arte, dalle sculture alle opere di interior design fino alle più recenti opere di luminaria.
E con questa esposizione di opere di Interior Design e Illuminazione, Dario ha deciso di realizzare un suo sogno.
Nelle sue creazioni, si evince un senso di dinamicità, e di movimento.
Amante della fluidità, sempre alla ricerca dell’evoluzione dello stato e della materia.
Consapevole che quello che circonda l’umano è parte determinante dell’approccio che si ha con se stessi, gli altri e l’ambiente, Dario crea degli complementi d’arredo che diventano un piacevole ornamento in ogni luogo.
I luoghi sono simbolo di ricordi e momenti da vivere.
Gli oggetti di questa collezione conferiscono carattere all’ambiente, e un tocco artistico.
Dario quando lavora si ispira alle note del rock progressivo degl’anni 70.
